venerdì 25 marzo 2011

Un drink in santa pace



-Hai mai letto Thomas Mann?
-No.
-Dostoevskij?
-No.
-Leopardi?
Questa volta lei lo guardò come a dire "se mi rispondi no anche ora ti banno per l'eternità"
-No...E non ho capito cosa c'entra tutto questo con il fatto che tu voglia portarmi a letto Corinne..
Lui aveva appena spento una Lucky Strike nel posacenere, e quel bancone del bar su cui i due stavano appoggiati, per quanto vasto, stava dando a Frank una sensazione di ansiolitica claustrofobia.
-Beh, dopo questa considerazione puoi scordarti che venga a letto con te Frank!
-Pazienza.
-Ma sei proprio così o oggi è una giornata di merda?
-Hai fatto tutto tu Corinne, tu mi hai fatto la richiesta su Facebook, tu mi hai detto che ti piaccio, tu mi hai invitato in questo posto, dove per giunta hanno una pessima tequila, e sempre tu ora stai per abbandonarmi.
Frank rimediò un' energica borsettata in faccia, con tanto di marchio "Paciotti" stampato sulla guancia sinistra. Incassò senza battere ciglio, rievocando la resistenza del grande Rocky Marciano sul ring, tuttavia la traiettoria della borsetta continuò a fare il suo corso impattando rovinosamente anche contro il drink di Frank che aveva poggiato sul bancone e tutto il suo contenuto finì sulla superficie lignea. Frank sembrava indiavolato per questo molto più del fatto che Corinne l'avesse piantato in asso.
-Ma porca troia!
-Beh mi sembra esagerato definirla troia, dopotutto ti ha solo chiesto se leggevi Thomas Mann o Leopardi, sei uno all'antica Frank...
-Non ce l'avevo con lei! Era una semplice imprecazione, e poi...e poi chi diavolo ti ha interpellato? Tu dovresti fare solo i drink, anzi fammi un altro Tequila Sunrise! E mettici meno granatina e più tequila se vuoi che te lo paghi, piccolo truffatore dei miei coglioni!
-Subito Frank!
Il drink non tardò ad arrivare e proprio mentre stava per testare se la proporzione tequila-granatina fosse questa volta di suo gradimento, la porta d'entrata si aprì e fece il suo ingresso un uomo robusto sulla quarantina, austero, in giacca e cravatta, occhiali da sole ed espressione alla "agente Smith di Matrix":
-Lei è il signor Frank D'Aprile?
-Dipende da chi lo cerca.
-Servizi segreti..vorrei farle alcune domande se non le dispiace.
Smantò il tipico tesserino con foto generalità e distintivo, che Frank a stento si degnò di guardare tanto che era concentrato nel prendere il suo drink per cercare di farsi un sorso.
-Mi dispiace.
-Anche a me, ma sarà costretto a rispondermi.
-E se mi rifiutassi di collaborare?
-Potrei arrestarla per oltraggio.
-Lei crede?
-Mi sta forse mettendo alla prova signor D'aprile?
In men che non si dica l'astio che riecheggiava nell'aria, da ormai diversi minuti, si materializzò nella man dritta dell'agente sottoforma di Colt 1911, Frank era in procinto di assaggiare il contenuto del bicchiere di vetro che stava per portare alla bocca, ma improvvisamente decise per un diversivo spaccando il bicchiere in testa all'agente che, tramortito dall'impatto del fondale del bicchiere da cocktail si accasciò al suolo.
-Ragazzo fammi un altro drink per favore...
-Te lo porto subito Frank!
-E questa volta magari fai chiudere la porta che vorrei berlo in santa pace!
-Un drink solo per te Frank. A porte chiuse!
Questa volta Frank si guardò in torno. Il drink arrivò ma il rumore dello sciacquone del bagno annunciò che qualcuno era rimasto dentro, chissà da quanto tempo per giunta. La porta si aprì e ne uscì un figuro sulla sessantina che ancora si stava abbottonando i pantaloni. Era piuttosto basso ed i capelli sulla testa sapevano tanto di tintura. La faccia rotonda ed il naso a patata rosso pomodoro (?)
-Ah! adesso mi sento proprio libero...
Frank lo scorse con la coda dell'occhio, non bevve, era troppo disgustato dagli olezzi che provenivano dal bagno.
-Saresti così gentile da chiudere la porta del cesso? Vorrei bere il mio drink in santa pace Cristo!
-Non farlo Frank! Potresti pentirtene!
-Mi stai facendo la morale per caso?
-Volevo solo informarti che se lo bevi muori.
-Ma che cazzo stai dicendo?
L'uomo fissava Frank con una determinazione alla Samuel L. Jackson quando fa le parti da duro (praticamente sempre), e Frank dalla sua rimase quasi folgorato, erano saltati già due drink, che avrebbe saltato anche il terzo gli sembrava un puro segno del destino.
-Questo significa che il destino ha voluto che non bevessi gli altri due altrimenti...
L'uomo lo osservò per un' ultima volta, annuì con un sorriso convinto e poi si congedò tornando verso il bagno. Chiuse la porta dietro di sè e quando Frank lo raggiunse per chiedergli spiegazioni, nonappena riaprì la porta vide che al suo interno non c'era più nessuno.
-Lo sapevo che non sarei dovuto venire qui dentro, pessimo locale, pessima gente, pessima tequila e soprattutto pessimi sistemi d'uscita...

giovedì 17 marzo 2011

Poveri Toronto Raptors

Diciamocela tutta: se io fossi un tifoso dei Toronto Raptors, mi sentirei come una bestia feroce che patisce la fame da qualche settimana, tralasciando il fatto che il povero Jay Triano, l'italo-canadese che allena la franchigia, non ha poi tutto questo materiale umano da valorizzare. L'unica eccezione è quell' Andrea Bargnani, pivot di due e tredici che tira da dietro l'arco meglio di un'ala, per giunta italiano. Se l'avessi raccontato qualche anno fa in un bar di uno stato a caso negli USA dove masticano pane ed NBA, tipo l'Illinois o il Massachussets, mi avrebbero preso per pazzo, e mi avrebbero fatto rinchiudere in qualche ospedale psichiatrico. Forse no. Non ho l'assicurazione e sinceramente mi risparmierei volentieri i duemila dollari di cure che spenderei solo per il primo "normale controllo".
Tornando alle questioni dell'Air Canada Center mi viene da riflettere sulla faccenda "tifosi illustri a bordocampo": se i New York Knicks hanno Spike Lee, a San Antonio c'è Eva Longoria, allo Staple Center per ogni canestro dello strabigliante Black Mamba meglio conosciuto con il nome di Kobe Bryant, c'è l'ovazione di uno scatenato Jack Nicholson...
I Toronto Raptors?
Lasciatemi scuotere la testa dopo averla battuta diverse volte contro un blocco di cemento. Ecco adesso posso raccontarvi dell'illustre tifoso dei Canadesi: siamo allo Staple Center, i Toronto Raptors giocano in casa degli strafavoritissimi Los Angeles Lakers, non si sa come gli ospiti sono in serata di grazia e pur avendo una formazione da campionato italiano, giocano la partita della vita misurandosi punto a punto con Mamba e i suoi. Mancano un minuto e quaranta secondi circa, e Los Angeles è in vantaggio di soli due punti. C'è una classica situazione di palla vagante ma lo spagnolo Calderon, Playmaker dei canadesi, è in pieno vantaggio per recuperarla e concretizzare magari un possesso per pareggiare i conti, conti che il povero Raptor però non aveva fatto con l'amazing Lapo Elkan seduto in prima fila accanto al cantante dei Maroon5. La palla sbalza in direzione delle seggiole del pubblico, Calderon può prenderla, deve prenderla, ma ecco che Lapo fa la sua intrepida mossa, si alza e prende lui la palla, negando di fatto il diritto di costruire quella che alla fine si rivelerà la più importante azione d'attacco dei Canadesi. A fine partita Lapo, tifoso dei Raptors dichiarerà: "Non sapevo che nel basket il pubblico non potesse prendere la palla." Ora tralasciamo possibili commenti a caldo su uno dei massimi esponenti del "gruppo di rappresentanza italiano medio", con un tifoso del genere ed una squadra del genere più che Toronto Raptors, io questi li definirei al massimo Toronto Turtles, senza nessun tipo di riferimento alle celebri Tartarughe ninja, perchè questi di ninja hanno ben poco ma rimangono semplicemente delle tartarughe. Fortuna che c'è Andrea, il Mago, come lo chiamano dalle nostre parti e come hanno imparato a chiamarlo anche dalle loro, a dimostrare che non tutti gli italiani sono medi, anzi forse ce ne sono molti di più di quanti ne possiamo immaginare ma non lo sapremo mai con certezza, perchè di sicuro non li vedremo in prima fila allo Staple Center.